Tag

,

Una mela

Una mela cresce sugli alberi oggi come una volta. L’uomo l’ha sempre avuta a portata di mano, nell’Impero Romano e nel Medioevo, dal Rinascimento fino ai nostri giorni. Dunque, si potrebbe affermare che una mela sia sempre stata una mela. Eppure no.

In passato, le mele provenivano dai meli della zona e, arrivata la stagione, si raccoglievano e mangiavano. Per farle crescere belle e sane si aggiungeva concime alla terra, proveniente dal bestiame, e l’albero si nutriva anche dell’acqua della pioggia. Arrivata la stagione, si faceva la raccolta e si preparavano in ogni modo per conservarle più a lungo possibile (composte, marmellate, etc.) e, fuori stagione, non si mangiavano fresche.

Oggi, invece, il consumatore moderno vuole avere frutta e verdura durante tutto l’anno. Perciò, le nostre mele si conservano in celle frigorifere durante mesi. Inoltre, arrivano da luoghi lontani, con la conseguente spesa energetica e ambientale. Per farle crescere in fretta si usano concimi chimici, insetticidi e pesticidi per combattere gli insetti e i parassiti, quando non sono state modificate geneticamente per essere più grandi, per avere meno semi oppure una forma quadrata come le angurie per ottimizzare lo spazio! Tutto questo suppone un’aggressione all’ambiente, alla biodiversità e, alla fine, all’uomo che con la pregiata mela mangia anche tutte queste sostanze nocive per la sua salute.

Oltre che per la mela, questo succede purtroppo anche per il resto della frutta e verdura e per la carne, i latticini o le uova provenienti da animali che crescono rinchiusi e ormonati in onore della produttività.

È vero che in passato c’era meno varietà di alimenti per la stagionalità e il minore potere d’acquisto, ma la gente mangiava meglio in termini di qualità. Forse la scelta era più ristretta però si mangiava più sano. Oggi, invece, non sappiamo cosa mangiamo e, anche se si vuole seguire una alimentazione sana, risulta molto difficile e caro acquistare i prodotti con garanzia sulla loro origine e qualità.

Un’altra differenza sostanziale fra il passato e il presente è la cucina: attualmente la gente non vuole cucinare, non ha tempo “da perdere” ai fornelli e preferisce comperare piatti preparati, surgelati e pronti, pieni di additivi e conservanti e molto più costosi di quello che sarebbe la materia prima cruda. Per non parlare del crescente numero di allergie e di intolleranze alimentari che colpiscono bambini e adulti.

Stile di vita, rapporto col tempo libero e col lavoro, valori, abitudini, priorità… tutto questo influisce sull’approccio attuale con il cibo. Siamo quello che mangiamo. Allora, seguendo il sillogismo, visto che mangiamo così male bisognerebbe riflettere su quello che stiamo diventando.